Genova Pegli. Villa Centurione-Doria. Giovanni Andrea Doria - Zenobia Del Carretto Doria. 003.
Genova Pegli. Villa Centurione-Doria.
Giovanni Andrea Doria - Zenobia del Carretto Doria.
Foto di Giovanni Pititto
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01. A Zanobia del Carretto Doria (n. 1541 - m. 18 dicembre 1590). Il volto femminile in medaglione è particolare del fregio agli affreschi del Salone di Villa Centurione-Doria in Pegli. Si è nel dubbio se si possa ipoteticamente trattare di una raffigurazione idealizzata - ex post - di Zanobia del Carretto Doria, amatissima moglie del principe Giovanni Andrea Doria. Oppure, sempre idealizzazione, di un'altra donna che - sembrerebbe - abbia avuto un ruolo molto importante nella vita di questo principe: Katharina (o Katherine) von Braunschweig-Calenberg? - Katherine di cui da varie fonti se ne registrerebbe un matrimonio segreto con il principe. Già nel primo ipotetico caso una qualunque interpretazione apporterebbe il doversi conseguentemente orientare per altro e diverso personaggio femminile inerentemente quella pala d'altare della chiesa genuense di S. Benedetto al Porto: ove, ossia, non della moglie del principe Giovanni Andrea: Zenobia del Carretto Doria, morta il 18. 12. 1590, se ne dovrebbe dire, bensì della madre del principe: Ginetta Centurione (n. Genova c. 1520 - m. ivi, 18.08.1593; sposata con Giannettino Doria nel 1515). A tanto apporterebbe l'aspetto morfologico-fisiognomico della matrona effigiata unitamente al principe anzidetto alla destra del registro inferiore nella pala d'altare della chiesa di S. Benedetto: apparirebbe molto più anziana del probabile aspetto di Zenobia prima della infermità e morte. I lavori per detta chiesa rimontano poi al 1593; in tale anno muore Ginetta Doria; medesima data viene riportata nelle epigrafi affisse sotto il pronao della chiesa: l'una declamatoria dei titula del principe fondatore: Giovanni Andrea, l'altra (a dx) attestativa di avere questi adempiuto alle volontà di Zenobia. Ma tali volontà ne erano sulla scelta dei Trinitari. Il frale di Zenobia non è in detta chiesa, è altrove; venne ricongiunto a quello dell'amato consorte nel 1606, anno di morte del principe stesso. Ma sta di fatto anche che il "mistero" inerente Katherine s'infittisce ove si riscontri, come pur se ne deve in varie fonti riscontrare, che se è noto che il principe Giovanni Andrea (I) decede nel suo palazzo il 2 di febbraio dell'anno di grazia 1606..., ebbene...misteriosamente ne abbiamo che anche tale Katherine risulta deceduta anch'essa nello stesso giorno, mese, anno. / Segue / Per le immagini degli interni della Villa Doria in Pegli: Courtesy Istituzione Musei del Mare e della Navigazione - Museo Navale di Pegli - Genova. Si ringrazia la Direzione di: Mu.MA - Istituzione Musei del Mare e della Navigazione - Comune di Genova. In particolar modo la Curatrice del Museo Navale di Pegli. (Autorizzazione 19 luglio 2011). Si ha occasione qui di distintamente ringraziare il Personale di custodia al Museo Navale sito presso la Villa Centurione-Doria in Pegli, per ogni cortesia durante le lunghe giornate di studio delle opere pittoriche e di relativa dettagliata campagna fotografica. - Particolare ringraziamento vada poi alla notevole liberalità e cortesia del Personale di custodia alle collezioni dell'incantevole Palazzo del Principe, in Fassolo, Genova, dimora gentilizia e proprietà dei principi Doria-Pamphilj. - Unitamente vadano i ringraziamenti al Rev.mo Parroco della Chiesa di San Benedetto al Porto, per la disponibilità, cortesia, ogni utile delucidazione. Ma si mancherebbe al dovere proprio ove non si ringraziasse il Prof. Silvio Zavattoni, cui il Curatore di Lofeld deve l'interessante segnalazione di doversi appuntare un maggior interesse alla predetta chiesa di S. Benedetto al Porto. Ne vada il saluto ed il ringraziamento. L'interesse l'abbiamo dato, ma il...mistero si infittisce. |
02. Genova - Pegli, Piazza Bonavino: Villa Centurione - Doria. Veduta frontale corpo centrale.
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03. Genova - Pegli, Piazza Bonavino: Villa Centurione - Doria. Nicolosio Granello, Giasone e gli Argonauti (part.) - Salone, riquadro centrale. |
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04. Genova - Pegli, Piazza Bonavino: Villa Centurione - Doria. Affreschi Salone centrale. Lunette e Fregio. (ved. Genova-Pegli. Granello. Nicolosio Granello. Villa ... ) |
Luìs de Góngora y Argote
Mientras por competir,
(1582)
"Finchè per vincere sui tuoi capelli /
l'oro brunito splende al sole invano, /
finchè sprezzante guarda in mezzo al piano /
la tua candida fronte il giglio bello, /
***
finchè le labbra inseguono, per coglierle, /
più occhi che il garofano precoce, /
finchè trionfa con sdegnosa luce /
sul lucido cristallo il tuo bel collo, /
***
godi collo, capelli, labbra e fronte /
prima che quanto fu in giorni dorati /
oro, giglio, garofano, cristallo, /
***
non solo argento o viola reclinata /
divenga, ma tu insieme a tutto questo /
terra, polvere, fumo, ombra, più nulla. // (1)
Mientras por competir,
(1582)
"Finchè per vincere sui tuoi capelli /
l'oro brunito splende al sole invano, /
finchè sprezzante guarda in mezzo al piano /
la tua candida fronte il giglio bello, /
***
finchè le labbra inseguono, per coglierle, /
più occhi che il garofano precoce, /
finchè trionfa con sdegnosa luce /
sul lucido cristallo il tuo bel collo, /
***
godi collo, capelli, labbra e fronte /
prima che quanto fu in giorni dorati /
oro, giglio, garofano, cristallo, /
***
non solo argento o viola reclinata /
divenga, ma tu insieme a tutto questo /
terra, polvere, fumo, ombra, più nulla. // (1)
Luìs de Góngora y Argote
Mientras por competir,
(1582)
"Mientras por competir con tu cabello,
oro bruñido al sol relumbra en vano;
mientras con menosprecio en medio el llano
mira tu blanca frente el lilio bello;
mientras a cada labio, por cogello.
siguen más ojos que al clavel temprano;
y mientras triunfa con desdén lozano
del luciente cristal tu gentil cuello:
Mientras por competir,
(1582)
"Mientras por competir con tu cabello,
oro bruñido al sol relumbra en vano;
mientras con menosprecio en medio el llano
mira tu blanca frente el lilio bello;
mientras a cada labio, por cogello.
siguen más ojos que al clavel temprano;
y mientras triunfa con desdén lozano
del luciente cristal tu gentil cuello:
goza cuello, cabello, labio y frente,
antes que lo que fue en tu edad dorada
oro, lilio, clavel, cristal luciente,
antes que lo que fue en tu edad dorada
oro, lilio, clavel, cristal luciente,
no sólo en plata o vïola troncada
se vuelva, mas tú y ello juntamente
en tierra, en humo, en polvo, en sombra, en nada." (2)
se vuelva, mas tú y ello juntamente
en tierra, en humo, en polvo, en sombra, en nada." (2)
*
Luìs de Góngora y Argote
Mientras por competir,
(1582)
Sonnet
While trying with your tresses to compete
in vain the sun's rays shine on burnished gold;
while with abundant scorn across the plain
does your white brow the lily's hue behold;
while to each of your lips, to catch and keep,
are drawn more eyes than to carnations bright;
and while with graceful scorn your lovely throat
transparently still bests all crystal's light,
in vain the sun's rays shine on burnished gold;
while with abundant scorn across the plain
does your white brow the lily's hue behold;
while to each of your lips, to catch and keep,
are drawn more eyes than to carnations bright;
and while with graceful scorn your lovely throat
transparently still bests all crystal's light,
take your delight in throat, locks, lips, and brow,
before what in your golden years was gold,
carnation, lily, crystal luminous,
before what in your golden years was gold,
carnation, lily, crystal luminous,
not just to silver or limp violets
will turn, but you and all of it as well
to earth, decay, dust, gloom, and nothingness.
will turn, but you and all of it as well
to earth, decay, dust, gloom, and nothingness.
(©Alix Ingber, 1995)
*
Gabriello Chiabrera
(Savona, 8 giugno 1552 – ivi, 14 ottobre 1638) poeta e drammaturgo.
"In morte dell'ECCELLENTIS. D. ZENOBIA DORIA /
Pianta, ch' eccelsa in sulla piaggia alpina /
Spande le chiome onor della foresta /
Unqua non forge più, se per tempesta, /
O per forza di fulmine ruina.
Ma bell'anima al ciel sale divina /
Dopo l'orror della stagion funesta./
A che tanto lagnarsi? Atropo infesta /
Fa di corpo mortal vana rapina. /
La nobil Donna a' pie' di Dio sicura /
Sfavilla in alto, ove mirabil'arte /
Farà d'altrui giovar con fua preghiera./
E già fedele al suo signor procura, /
Ed al figlio gentil ramo di Marte, /
Tranquillo il sen dell'Anfitrite Ibera".// (3)
Spande le chiome onor della foresta /
Unqua non forge più, se per tempesta, /
O per forza di fulmine ruina.
Ma bell'anima al ciel sale divina /
Dopo l'orror della stagion funesta./
A che tanto lagnarsi? Atropo infesta /
Fa di corpo mortal vana rapina. /
La nobil Donna a' pie' di Dio sicura /
Sfavilla in alto, ove mirabil'arte /
Farà d'altrui giovar con fua preghiera./
E già fedele al suo signor procura, /
Ed al figlio gentil ramo di Marte, /
Tranquillo il sen dell'Anfitrite Ibera".// (3)
*
Da Giovanni Andrea Doria e Zenobia
ai Doria-Pamphilj
Francesco de Lemene
(Lodi, 19 febbraio 1634 – Lodi, 24 luglio 1704), librettista.
"ALLA PRINCIPESSA DORIA PANFILIA"
"Romana Dea,de la virtù latina,/
del Latino valor pregio sovrano/
Chor sei fra i lumi, onde risplende Giano,/
Qual fra gli astri minor Cintia Regina;
Perchè il tempo, e l'oblio cieca rapina/
Perchè il tempo, e l'oblio cieca rapina/
Del tuo nome immortal tentino invano,/
Tratti il Fratello Eroe con Tosca mano,/
Cantando i pregi tuoi, Cetra Divina. Ei Febo agguaglia, o se di sacri allori/
Circonda il crine, e de le Muse è Duce,/
O se vibra da l'ostro aurei fulgori. Gia nel Ciel de la gloria o qual riluce/
Il tuo nome immortal! Che bei splendori,/
Qual Cintia, havrai de la fraterna luce". // (4)
Euripides, Aλκηστις. Christoph Willibald Gluck, Alkestis - Alceste - Alcesti, su libretto di Ranieri de' Calzabigi - Jessye Norman. Fondamentale nella riforma gluckiana dell'Opera dopo Orfeo ed Euridice, venne presentata al Burgtheater di Vienna il 26 dicembre 1767. - Jessye Norman sings: The wonderful long lines of Gluck, served by the wonderful breath, diction, and vocal tones of Norman in "Ah malgré moi" (act 2) and "Ah divinités implacables" (act 3) - (Chicago, 1990).
(Da http://www.youtube.com/watch?v=AG-wMqtMb1g&feature=related / Caricato su Youtube da foropera in data 25 luglio 2008. Si ringrazia).
(Da http://www.youtube.com/watch?v=AG-wMqtMb1g&feature=related / Caricato su Youtube da foropera in data 25 luglio 2008. Si ringrazia).
NOTE
(1) Alla traduzione di Piero Chiara, in Luìs de Góngora y Argote, Sonetti funebri, Torino, Einaudi, 1970, pp. 48-9, preferiamo quella di Giulia Poggi (cfr. Il viaggio della traduzione..., a cura di Maria Grazia Profeti), che, per ragioni di assonanze ci sembra più vicina alla geometrica perfezione della musicalità del verso gongoriano di questo sonetto. - (Per: Il viaggio della traduzione: Atti del Convegno, Firenze, 13-16 giugno 2006, a cura di Maria Grazia Profeti; ved. http://books.google.it/books?id=rBUrUwIcbm0C&pg=PA274&lpg=PA274&dq=mientras+por+competir+con+tu+cabello ).
(2) Per il testo spagnolo ed inglese ved. Luìs de Góngora y Argote ( a cura di Alix Ingber; in: http://sonnets.spanish.sbc.edu/Gongora_CLXVI.html ).
(3) Gabriello Chiabrera, Rime di Gabriello Chiabrera, In: Angiolo Geremia: DELLE OPERE / DI GABBRIELLO CHIABRERA / TOMO QUARTO / CONTENENTE / LE POESIE LIRICHE / Omesse nella edizione di Roma, alcune Favole, / Dramatiche, e altre composizioni mentovate / nell'Indice, che segue la Prefazione. / GIUNTOVI PARECCHIE RIME DI DIVERSI / POETI IN LODE DELL'AUTORE / A Sua Eccell. Il Signor / GIACOMO SORANZO. / IN VENEZIA / PRESSO ANGIOLO GEREMIA / In Campo di S. salvatore. / MDCCXXXI. / CON LICENZA DE' SUPERIORI, E PRIVILEGIJ. //)
(4) Francesco de Lemene, Da Poesia Diverse, Ediz. Quinto, 1692, p.136). (Si ringrazia la studiosa Clotilde Fino per il testo di Francesco de Lemene).
APPARATI
"Comentario de Bénédicte Valentin, Sweet Briar College: En este soneto endecasílabo de Luis de Góngora, poeta del siglo XVII, aparece el tema común del carpe diem. En efecto el poeta se dirige a una mujer muy guapa, explicando que su hermosura es más grande que la de la naturaleza, pero que tiene que aprovecher de ésta ahora, ya que un día se va a morir.
En los dos cuartetos, Góngora describe de manera enfática la belleza de la mujer, haciendo paralelismos entre una parte de su cuerpo y un elemento de la naturaleza. Se trata de una verdadera competencia ("competir" v. 1) en la cual la naturaleza no tiene ninguna posibilidad de ganar.
El "oro bruñido" no puede rivalizar con su cabello ("relumbra en vano" v. 2), lo que sugiere un cabello brillante y rubio, "el lilio bello" no puede rivalizar con la blancura de su frente.
Es interesante notar que el poeta personifica el oro y el lilio, lo que puede hacer sonreir al lector. En efecto, parece cómico el hecho de que la naturaleza sea envidiosa de un ser humano y que se esfuerce por ser la más bella. En el segundo cuarteto, el poeta sigue mostrando que los elementos de la naturaleza no pueden igualar a la belleza de la mujer. Sus labios atraen más atención que el clavel rojo, y provocan en todos los hombres un deseo de besarlos:
"mientras a cada labio, por cogello, / siguen más ojos que al clavel temprano" (v. 5-6), y su "gentil cuello" (v. 8) es más transparente que el "luciente cristal".
Podemos notar que en la evocación de los elementos de la naturaleza, hay una alternancia entre piedras preciosas (un mineral: el cristal y un metal: el oro) y flores (el lilio y el clavel). En los tercetos, aparece el tema del carpe diem: hay que aprovechar de la juventud y la belleza antes de que sea demasiado tarde, lo que es subrayado por el verbo "gozar" en el modo imperativo y por la anáfora en los cuartetos ("mientras").
En el primer terceto, Góngora recapitula en una enumeración los elementes naturales y las partes del cuerpo de la mujer que ha evocado en los cuartetos. En esta recopilación, el poeta no incluye la cualidad misma como la transparencia o el color, sino que lo hace por medio de metáforas, asimilando directamente la parte del cuerpo con elemento de la naturaleza: "goza cuello, cabello, labio y frente, / antes que lo que fue en tu edad dorada / oro, lilio, clavel cristal luciente".
En el último terceto, Góngora evoca la deterioración de todas esas cosas, que se acabará en la muerte. El oro ya no es oro sino "plata" (v. 12), y las bellas flores se hacen "viola troncada".
La palabra "troncada" es muy fuerte y evoca con violencia el hecho de que la flor sea marchita; la conotación peyorativa de esta palabra pone de relieve el hecho de que la belleza se acabará un día. Pero el poeta nos dice que eso no es nada, y en una gradación poderosa y dramática, nos conduce de la vida a la muerte ("en tierra, en humo, en polvo, en sombra, en nada") para hacernos entender que un día no sólo la juventud y la belleza van a desaparecer, sino también la vida.
Este clímax hacia abajo sugiere el carácter total de la aniquilación: después de la muerte, no queda nada.
En este soneto, Góngora evoca el tópico renacentista del carpe diem pero le da una nueva originalidad ya que por ejemplo no habla del tiempo y de la vejez sino de una desaparición total e irremediable. Aunque el tema principal es el gozo de la belleza antes de que sea demasiado tarde,
este soneto resulta interesante en la medida en que nos hace reflexionar sobre la fragilidad y el carácter irrisorio y efímero de la vida, y sobre la cuestión metafísica de lo que es la muerte (¿A dónde vamos? o, más bien, ¿qué seremos?)."
Bénédicte Valentin, in notazioni a Gongora, loco web, a cura di Alix Ingber, Professor of Spanish - Sweet Briar College
(Da: http://sonnets.spanish.sbc.edu/Gongora_CLXVI.html / Si ringrazia).
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